Volontà in atto 3


Noi pensiamo ma non sappiamo cosa significa pensare. Viviamo nell’assurda situazione in cui sempre più persone usano l’attività mentale per vari scopi – si dice che la nuova “materia prima” è la conoscenza – pur essendo del tutto ignari del meccanismo pensante e delle conseguenze delle sue produzioni.
In merito Assagioli ha scritto: “Noi usiamo il potere creativo del pensiero e di tutte le altre forze psicologiche continuamente, spontaneamente, e, vorrei dire, inevitabilmente. Ma lo facciamo senza rendercene conto, a caso, con scarso risultato costruttivo dunque, e, nei casi peggiori, recando un danno preciso a noi stessi e agli altri.” (L’atto di volontà, p.170) Ed ancora: “… i pensieri, i sentimenti, le affermazioni della volontà non sono astrazioni, bensì forze vive, realtà potenti nei piani sottili…” (Lo sviluppo transpersonale, p.135).
Per Assagioli dunque i pensieri sono – che lo vogliamo o no – atti creativi e lungi dall’esaurire il loro effetto nel momento stesso in cui sono prodotti, di essere cioè delle pure e semplici astrazioni momentanee, non esauriscono affatto la loro esistenza in breve tempo, sono invece “forze vive, realtà potenti nei piani sottili”. E ciò vale non solo per i pensieri ma, in vario modo, anche per tutte le altre facoltà psichiche inscritte nella stella delle funzioni. Ritorna qui, con forza, il tema dei livelli di realtà genericamente sintetizzato “nei piani sottili”.
Trattandosi appunto di livelli di realtà che non rientrano nella nostra consapevolezza normale Alessandro Orlandi (L’oro di Saturno) esclude che ne possa venire a capo la scienza accademica né tanto meno chi adotti un punto di vista solo intellettuale: “può porsi la domanda se le forme pensiero esistano o no solo chi compia un radicale lavoro su se stesso”. Ma cosa sono queste forme pensiero che, relegate nel mondo moderno nel regno della fantasia, hanno rappresentato i capisaldi di tutte le tradizioni religiose e spirituali? Nella loro manifestazione comunemente conosciuta – le larve – “sono dei gusci, ‘cadaveri psichici’, cascami dei corpi sottili e possono restare attive per molto tempo dopo la morte fisica, animate da quello che gli egizi chiamavano ‘khabbit’ (da non confondere col ‘ka’), l’ombra inferiore del defunto… generate dal suo aver animato, durante la vita una o più forme-pensiero con paura, rabbia, collera, gelosia, dolore, brama, morbosità e così via… Questi ‘gusci animati’ possono disfarsi in tempi lunghissimi ed essere temporaneamente abitati da ‘entità sottili’ parassite ben più pericolose…”.
Queste larve, indipendentemente da come sono create, possono far presa sui viventi attraverso “la ‘risonanza’ con analoghe passioni negative, con l’indulgere nella morbosità, nella rabbia, nell’ipertrofia dell’Ego, nelle paure… Chi percorre una Via luminosa non offre alcun appiglio a queste entità, potremmo dire che la sua anima ha, per loro, ‘un sapore sgradevole’…” L’unica vera difesa contro queste entità è un percorso di crescita interiore, un lavoro su se stessi che porti luce nei lati oscure della nostra personalità.
Le forme pensiero non si esauriscono nella sola modalità ‘larve’, c’è ben altro per il cui approfondimento rinvio al testo di Orlandi (il capitolo “Sulle forme pensiero” è comunque reperibile e scaricabile gratuitamente nel sito Esonet). Mi preme invece sottolineare la presenza massiccia di queste forme pensiero nella nostra società veicolate dai nuovi strumenti di comunicazione di massa. Pensare di esserne fuori, magari perché non si ha la TV in casa, è una bugia pietosa con cui ci assolviamo dinanzi all’evidenza straripante di esserne invece succubi sul piano inconscio. I tanto decantati paradigmi di libertà, eguaglianza e fratellanza che in origine hanno catalizzato l’ardore patriottico e civico di intere generazioni, sono, oggi, in gran parte sviliti fino a ridursi anch’essi a gusci vuoti dietro cui si nasconde l’attività predatoria dei gruppi dominanti e sono vissuti da ognuno di noi come valori condivisi ma solo a parole non certo nei fatti o perlomeno non certo nella loro genuina espressione.
Sarebbe bene osservarsi il più neutralmente possibile nei propri comportamenti piuttosto che andar dietro alle proprie spesso false convinzioni che, guarda caso, ci assolvono quasi sempre se non quando urtiamo il muso con ciò che la realtà ci restituisce in risposta a quello che facciamo…
Mi faccio un nodo al fazzoletto.