Volontà in atto 2


La locuzione “cogito ergo sum”, che significa letteralmente «penso dunque sono», è la formula con cui Cartesio esprime la certezza indubitabile che l’uomo ha di se stesso in quanto soggetto pensante.(Wikipedia)
“Penso dunque sono” più che una certezza è una considerazione catastrofica che identifica l’essere col pensare marchio indelebile della attuale civiltà occidentale. Significa scambiare una facoltà psicologica – il pensiero – con l’essere nella sua totalità; errore presago di una funesta unilateralità che spinto agli estremi identifica l’essere con la meccanicità binaria della sua tecnologia. Ragionando alla Mc Luhan (Gli strumenti del comunicare) l’essere umano rimane imbrigliato nelle innumerevoli protesi – estensioni delle sue facoltà psichiche – che farebbero invidia a qualsiasi apprendista mago ma che non convincerebbero affatto un Platone (Roberto Assagioli: Psicosintesi armonia della vita) che si renderebbe ben presto conto della povertà interiore dell’uomo che le produce al punto da rimanerne schiavo e non certo padrone. La padronanza infatti non promana dall’esteriorità, è invece una prerogativa del nostro mondo interiore, richiede distacco, “disidentificazione” per dirla con la psicosintesi.
Il pensiero in questa sua pretesa egemonia diventa allora una prigione senza muri, una facoltà psicologica che vuole imporsi alle altre come loro centro e finalità comune. Basta una rapida occhiata alla “stella delle funzioni” per rendersi conto dell’assurdità di tale pretesa: che ne è della sensazione, della intuizione, dell’immaginazione, dell’emozione sentimento, dell’impulso desiderio? Sono asservite alla logica astratta e formale del pensiero logico-deduttivo che le sterilizza e le appiattisce in una ripetizione maniacale in cui si iscrive la redditività di una pseudo-creatività goduta a distanza. Poiché una facoltà di per se stessa – nella sua parzialità – non può essere creativa.
L’atto creativo è una prerogativa esclusiva dell’Io e si manifesta per mezzo della sua diretta espressione che è la Volontà in atto… la Volontà dell’essere è volontà del centro (Io) percepibile solo da chi si libera dalle false identificazioni realizzando l’autocoscienza così come è concepita da Assagioli ne “L’atto di volontà”. L’identificazione, madre di tutte le falsità del mondo occidentale, è la mentalizzazione che infesta ogni manifestazione della vita fino a soffocarla. Penso dunque sono nella falsità quando una singola facoltà psichica domina la scena e colora della sua tipica astrattezza tutte le manifestazioni dell’agire umano: il pensiero che si affida solo a se stesso è il vestito a festa dell’egoismo e dell’egotismo di un essere umano che si crede il centro del mondo pur separato dal suo stesso centro.
Ironia della sorte: poiché è nella nostra interiorità che costruiamo il mondo fuori di noi siamo oggi costretti a chiuderci tra le mura domestiche riflesso impietoso delle mura invisibili che abbiamo eretto dentro. Cogliendo la falsità dei nostri assunti alla radice possiamo ritrovare l’autocoscienza finalmente libera da condizionamenti e perciò autentica. Assagioli ci dice che si tratta di una esperienza capace di cambiare radicalmente la nostra vita.
Lavis, 17-04-20
Fernando Potì