Accettazione

Alla conoscenza delle subpersonalità segue la fase dell’accettazione.
“Il lavoro di auto-conoscenza è molto spesso lungo e difficile, ma non servirà che a ben poco se non seguirà il momento dell’accettazione. La vera accettazione ha – per quanto ho potuto riscontrare – un potenziale dinamico enorme che permette di liberare gran parte della creatività dell’individuo (creatività connaturale ma bloccata a causa del costo energetico dei meccanismi di difesa). C’è un rapporto inversamente proporzionale tra il livello di autoaccettazione di una persona, e i suoi meccanismi difensivi e la cosa risulta ovvia, come vedremo tra un pò.
Parlavo di “vera” accettazione per intendere che ne esistono di vari gradi e raggiungere la piena accettazione di sé è un traguardo difficile. So per esperienza personale e attraverso il lavoro di psicoterapeuta come, quasi sempre, i momenti di accettazione siano parziali: l’accettazione infatti più che una tecnica è un processo, è graduale ed è come togliere un sipario dopo l’altro, una maschera dopo l’altra, per arrivare a vedere il proprio volto originale” (Daniele De Paolis: “L’io e le sue maschere”, Edizioni Istituto di Psicosintesi, p.71).
Accettazione: l’ostacolo della falsa concezione di se stessi
La messa in opera dell’inventario delle immagini e il tentativo di comprenderle ha aperto un dialogo con l’inconscio estremamente ricco e variegato. Ancora oggi, a distanza di circa quattro mesi, emergono ricordi, affiorano intuizioni, riprendo contatto con vicende della mia vita e sensazioni particolari che erano state dimenticate o più precisamente rimosse. In un primo momento mi ero illuso che dopo l’esplorazione delle differenti immagini, suggerite da Assagioli, sarei velocemente passato alla disidentificazione. Ma così non è stato perché, come indica anche Petra Guggisber Nocelli in “Conosci, possiedi e trasforma te stesso”, alla prima fase, “l’inventario e l’esplorazione delle differenti immagini che abbiamo di noi (molteplicità identitaria)” segue la seconda che si articola in “comprensione, accettazione e disidentificazione da quelle diverse immagini (disidentificazione)”.
In parole povere comprensione, accettazione e disidentificazione si sono rivelate, man mano che il lavoro procedeva, fasi ben distinte tra di loro con compiti e risultati operativi diversi. La comprensione prende le mosse da quella prima ed approssimativa esplorazione delle differenti immagini appena elaborate che consente un primo orientamento nella mappa personale. A tale scopo è stata utilizzata a supporto degli orientamenti psicosintetici quali le quattro subpersonalità principali e la tipologia elaborata da Assagioli, anche un modello teorico definito “tetralogia dell’Io” esposto in altra sede (vedi Riflessioni introduttive alla Tecnica del modello ideale di Paolo Menegot e Fernando Potì reperibile nel web)
Per approfondire le implicazioni pratiche dell’accettazione mi sono avvalso, in particolare, di due scritti di De Paolis che entrano nel vivo della questione: “La tecnica dell’accettazione” e “L’accettazione” reperibili nel web e di “L’Io e le sue maschere” edito dall’Istituto di Psicosintesi. Tuttavia, prima di entrare nel merito, ho meditato a lungo, ritrovandomi sempre più coinvolto, su un articolo di Angela Maria La Sala Batà “Le basi dell’autoformazione” (tratto dal “Quaderno di Psicosintesi” del Centro di Roma, n.25) nel quale si evidenziano pesanti ipoteche a carico di alcune categorie di soggetti riguardo alla possibilità stessa di procedere in modo corretto in un percorso di crescita e che quindi limitano alla base qualsiasi processo di accettazione.
Scrive La Sala Batà che vi sono due gruppi di ostacoli e di resistenze all’inizio del lavoro di autoformazione. Ostacoli spesso riscontrabili nelle persone “ben adattate”, “che appaiono abbastanza armoniche e ‘normali’, ma che in effetti sono preda di condizionamenti inconsci, di schemi, di identificazioni e di meccanismi abitudinari di carattere collettivo”. Queste persone non vogliono abbandonare le proprie sicurezze e certezze e sentono inconsciamente che per crescere dovrebbero cambiare mettendo in discussione gran parte delle loro conquiste. Il secondo gruppo di ostacoli riguarda soggetti che apparentemente si collocano all’opposto:
“Ostacoli che sorgono negli individui che si sentono liberi, spontanei, ‘disinibiti’, nemici delle abitudini e dei condizionamenti, che si ribellano agli schemi precostituiti, che sono individualisti all’estremo e rifiutano regole di condotta tradizionali. Tali individui di fronte ad una proposta di autoformazione sentono una resistenza e talvolta persino una ribellione, perché vedono in essa una minaccia alla loro libertà e temono di essere indirizzati a regredire ad antichi schemi di moralismo, di repressione, di ipocrisia e di autosoffocamento. “Voglio essere me stesso” dicono, ma non sanno in realtà quale via prendere per raggiungere questa meta.[…] Gli ostacoli… dipendono… da un errato concetto di libertà, di autenticità e di spontaneità. Da un bisogno reale di autorealizzazione deviato, da una mancanza di chiarezza e di conoscenza riguardo alla vera natura dell’uomo e da una identificazione con contenuti istintivi, istanze e impulsi provenienti dall’inconscio inferiore. Coloro che soffrono di questo secondo tipo di ostacoli interni cercano se stessi, rifiutano il compromesso, non vogliono adattarsi al conformismo e agli schemi costruiti dalla società, ma non hanno una base e una direzione di lavoro che li guidi nella loro ricerca. Cadono quindi nel disadattamento e nell’eccessivo individualismo, divenendo degli emarginati, dei ribelli sempre in conflitto con se stessi e con gli altri.”
La lunghezza della citazione la dice lunga sul mio coinvolgimento personale soprattutto la dove si parla di ‘bisogno reale di autorealizzazione deviato’ e di “una identificazione con contenuti istintivi, istanze e impulsi provenienti dall’inconscio inferiore”. Ma non sento di essere estraneo anche a tutto il resto: disadattamento, eccessivo individualismo, emarginazione e in perenne conflitto con me stesso e con gli altri.
La Sala Batà ritiene che alla radice delle due categorie di ostacoli vi sia la stessa causa e cioè la mancanza di chiarezza sulla vera natura dell’uomo e l’identificazione con l’io costruito socialmente nel primo caso e con gli impulsi inconsci nel secondo. “Nei primi infatti prevale il cosciente, nei secondi prevale l’inconscio, che rappresentano i due poli della nostra natura che debbono essere equilibrati e integrati.” La Sala Batà continua il suo ragionamento scrivendo che mentre i primi non vogliono lasciare le sicurezze acquisite ed hanno paura di essere se stessi i secondi vogliono essere ad ogni costo se stessi “ma entrambi non sanno che cosa ciò realmente significhi, e quale sia il vero e profondo significato dell’essere uomo”.
A questo punto l’autrice espone brevemente la concezione dell’uomo della psicosintesi la quale “pone l’accento sul ‘centro di autocoscienza’ che emerge quando sia fatta la sintesi e l’armonizzazione dei vari aspetti psicologici.” E’ pur vero che questo centro è il riflesso del Sé transpersonale ed è bene esserne consapevoli sin dall’inizio del lavoro di autoformazione per avere chiarezza sul ‘significato profondo dell’essere uomo’, tuttavia dal punto di vista operativo è l’armonizzazione e la sintesi delle funzioni psicologiche, rappresentate nella stella delle funzioni, che crea le condizioni oggettive per l’accesso all’Io o centro di autocoscienza.