Unicità & Universalità


Nella nostra personalità si esprime la nostra individualità, la nostra unicità, anche quando non avendo trovato la strada giusta si manifesta in forme patologiche più (psicosi) o meno (nevrosi) gravi. Al polo opposto si colloca l’universalità, il nostro essere partecipi, nostro malgrado, dell’Uno a cui aspirano mistici e maghi e ultimamente anche la psicologia transpersonale.
Per realizzare lo stato dell’Unione (Uno, Dio, Atman, etc.) spesso, in passato, si è pensato che la personalità con i suoi particolarismi fosse un ostacolo, quando non il principale ostacolo. In realtà si trattava di una deviazione dalla ‘retta via’ che i maestri avevano ben riconosciuto anche se, purtroppo, questa semplificazione del ‘pellegrinaggio sulla via dello spirito’ perdura ancora ai nostri giorni collocandosi peraltro all’estremo opposto di chi professa una religione all’acqua di rose, superficialmente, per mettersi l’anima in pace, lasciando alla personalità briglia sciolta.
Ultimamente mi sembra di intravvedere anche una terza posizione quella di coloro che vorrebbero portare la spiritualità con la propria vita personale, magari in posizione critica nei confronti delle istituzioni tradizionali, ma tralasciando di prestare la debita attenzione alla propria personalità ed in particolare alle proprie motivazioni inconsce che spesso utilizzando pensieri, immagini, fantasie e pratiche spirituali si mimetizzano abilmente pur di mantenere lo status quo ossia quel gioco a somma zero che ha fatto dire a qualcuno che tutto deve cambiare purché rimanga lo stesso.
Roberto Assagioli in “Il mondo interiore” rileva nei tempi moderni la tendenza a portare la spiritualità nella vita quotidiana sia individuale che sociale. Individua in particolare due fattori di fondamentale importanza: “1)Si va verso una spiritualità integrale, che include tutto l’uomo, senza compartimenti stagni, senza opposizione tra cuore e mente, fra anima e corpo, fra vita interna e vita pratica e che si estende alla vita sociale […]; 2) Assistiamo al rapido estendersi del travaglio, della ricerca e del risveglio spirituale a un numero crescente di esseri umani”.(p.172)
In questa ottica, ed è sempre più importante chiarirlo, la personalità con le sue caratteristiche uniche e irripetibili non solo si evidenzia come il polo opposto dell’universalità ma anche come polo di riferimento essenziale affinché quest’ultima possa esistere. Assagioli ne “L’atto di volontà”, scrive che l’uomo può “partecipare ad uno stato universale di Essere, mantenendo allo stesso tempo un senso vivo, e perfino accentuato, dell’identità individuale, di essere pienamente se stesso”(p.96) e citando Lama Govinda, continua: “L’individualità non è solo l’opposto necessario e complementare dell’universalità, ma anche il solo punto focale attraverso il quale si può avere l’esperienza dell’universalità”.
Il problema non sta nella personalità quanto nella nostra passiva identificazione con le sue caratteristiche morbose, con le sue aspettative egocentriche ammesso che un io personale sufficientemente stabile si sia formato (vedi sul mio blog: “Schizofrenia e misticismo”). Disidentificazione non vuol dire scissione ma inclusione e graduale maturazione che “richiede un atteggiamento e una percezione duali: quella di ‘colui che agisce’ e di colui che osserva attentamente”. (p.38)

2 Risposte a “Unicità & Universalità”

    1. A mio parere nella personalità vive l’individualita’. Anche se in modo contraffatto, distorto e anche patologico l’individualita è l’interpretazione personale della cultura e della società.
      Se si considera la faccenda dal punto di vista sistemico tutto interagisce in una precisa gerarchia.

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