Settima qualità della volontà: Organizzazione – Integrazione – Sintesi


La settima ed ultima qualità della volontà è quella a cui Assagioli dedica maggior spazio ne ‘L’atto di volontà’. Non solo! Assagioli invita anche a leggere in merito ‘Psicologia dinamica e Psicosintesi’ reperibile in ‘Principi e metodi della psicosintesi terapeutica’ (Ed. Astrolabio). Uno scritto che espone le caratteristiche peculiari e l’originalità della stessa Psicosintesi.
Ritornando sul pezzo, cioè sulla settima qualità della volontà, Assagioli scrive: “Questa qualità della volontà è, in un certo senso, la più importante, quella che la mette in grado di assolvere la sua funzione unica e ‘specifica’” (L’atto di volontà, p.30) Non ci dice, tuttavia, direttamente di ‘cosa’ si tratta, descrivendo invece, come esempio, il funzionamento armonico del corpo umano che “ci mostra l’intelligente cooperazione di ogni elemento, dalle cellule ai grandi sistemi funzionali quali il sistema circolatorio, digestivo, ecc.”. Concludendo che il corpo umano è un organismo unificato e chiedendosi, subito dopo,: “Qual’è il principio unificatore che rende possibile tutto questo?” La risposta è altrettanto eloquente: “La sua vera natura ci sfugge, possiamo solo chiamarlo ‘vita’, ma possiamo dire qualcosa sulle sue qualità e sui modi in cui opera”. Nella nostra interiorità – continua Assagioli – possiamo averne l’esperienza esistenziale cosciente. “Possiamo sentirla come un’energia intelligente, diretta verso un fine preciso, ed avente uno scopo”. In ciò si identifica con la stessa volontà quando questa diviene espressione dell’Io sintetizzatore.
L’ultimo pianeta disponibile, dei sette tradizionali, corrisponde esattamente a questa descrizione, si tratta di Mercurio visto, a questo livello, più nell’ottica ermetica e alchemica che sotto quella astrologica e mitologica. Mercurio, per il tramite della funzione intuitiva della stella delle funzioni, suggerisce possibili sintesi a fronte di polarità che al loro livello normale di consapevolezza rimarrebbero irrimediabilmente inconciliabili. Il che suggerisce che senza un adeguato uso della volontà (stavo per scrivere erroneamente ‘sforzo’ visto che gli aspetti della volontà non si limitano alla sola forza) quelle intuizioni rimarrebbero lettera morta. Bisogna infatti accattivarselo questo dio che ha risolto in sé l’antinomia fondamentale essendo androgine ed avendo proprio per questo acquisito le alette che con celerità lo fanno scorrere tra cielo e terra e guardare alle vicende umane in modo distaccato e persino amorale
Nella vita quotidiana Mercurio è infatti il pianeta dell’invidia di cui soffre, in modo più o meno velato, gran parte dell’umanità. In quanto divinità gli erano attribuite doti di scaltrezza e d’ingegno. Un dio capace di “escogitare mille trucchi per raggiungere i suoi scopi non sempre totalmente onesti. Le sue gesta erano dettate, però, più da una voglia di divertimento che da una volontà di fare del male” (Maria Santucci su www.amando.it).
San Giovanni della Croce sulle imperfezioni dei principianti riguardanti l’invidia scrive: “Quanto all’invidia, costoro sono soliti provare dei sentimenti di dispiacere per il bene spirituale altrui e di sentire qualche pena sensibile perché altri sono più avvantaggiati in questo cammino; non vorrebbero vederli lodati e, poiché si rattristano delle virtù altrui, talvolta non le possono sopportare senza fare il contrario, annullando come possono quelle lodi: si addolorano perché non si fa altrettanto con essi, volendo essere preferiti in tutto”.(p.370)
Lavis, 23 febbraio 2019
Fernando Potì