La sesta qualità della volontà: Iniziativa – Coraggio – Audacia


La sesta qualità della volontà viene esposta da Assagioli ne ‘L’atto di volontà’ in meno di mezza facciata. “Questa qualità – scrive l’autore – ha due radici: una è riconoscere che la sicurezza completa e duratura è fondamentalmente un’illusione. Non c’è nessuna sicurezza assoluta nella vita, né fisica, né economica, né di altro genere, per cui cercare la sicurezza ad ogni costo non può che essere controproducente”.(p.30)
L’altra radice sembra essere “lo stimolo, l’eccitamento che fanno parte del rischio, del pericolo. Spesso ci si sente vivi, si vedono le cose più chiaramente e a volte può verificarsi una vera espansione di coscienza e persino uno stato di estasi”. Tuttavia Assagioli precisa che “affrontare coraggiosamente un rischio è giustificato ed opportuno quando ha un valore ed uno scopo ben considerato, non se il rischio è fine a se stesso”.
In sostanza Assagioli sembra ammonirci a non fare troppo affidamento sulle nostre sicurezze sia di natura materiale, sia di natura affettiva e relazionale perché in questo modo non facciamo altro che chiuderci nel nostro egoismo. Occorre invece aprirsi al mondo e all’esperienza che ci arricchisce e ci fa sentire vivi e uniti al mondo intero, ovviamente senza correre rischi inutili. E’ di rilievo che seguendo questo secondo indirizzo Assagioli ci fa ben sperare su possibili espansioni di coscienza e, persino, su possibili esperienze di estasi.
Sul Sole – che, come ho scritto nel paragrafo precedente, ho associato a questa qualità della volontà – la già citata Maria Santucci (nel sito www.amando.it) scrive che “nel simbolismo astrologico il Sole corrisponde all’Io. Nell’astrologia karmica è l’essenza spirituale: quella parte eterna dell’uomo che per esprimersi sulla terra assume un corpo fisico. Non è la personalità che è più esterna e plasmabile, ma è l’individuo nella sua totalità: corpo e spirito. Il segno occupato dal Sole è quello dal quale ogni persona trae la parte più essenziale del suo carattere e ciò è valido anche in quei casi in cui non si notano somiglianze significative alle caratteristiche di tale segno, questa eccezione significa che altri pianeti ostacolano la piena espressione dell’Io, oppure la persona in oggetto preferisce identificarsi con altre parti del suo tema di nascita allontanandosi, così, dalla sua vera essenza”.
Marina Maitan, nel suo ‘Fatevi il vostro oroscopo!’, fa delle interessanti osservazioni sul simbolo del Sole: un cerchio con al centro un punto. “Il cerchio – scrive la Maitan – simboleggia l’eternità, il continuo divenire, la vita, il potere e il puntino segna il sorgere, il principio di questa eternità, di questo divenire, di questo potere”.(p.50)
Unendo le osservazioni delle due autrici oserei dire che questo puntino rappresenta, tra le altre, il principio di individuazione, ciò che tiene il singolo individuo veramente insieme su tutti i piani dell’essere e dà senso alla sua esistenza. In altre parole rappresenta il suo IO così come appare nell’ovoide assagioliano. D’altronde basta cambiare prospettiva, o meglio posizione a questi due simboli (IO), per ottenere il cerchio con al centro il puntino; da un’altra prospettiva ancora otteniamo anche il simbolo della croce sui cui bracci gli alchimisti scrivevano i nomi dei quattro elementi. A proposito! Il Sole appartiene all’elemento Fuoco e il suo domicilio è nel segno del Leone il che giustifica, da un punto di vista regressivo, il suo peccato capitale, la superbia, quando Iniziativa – Coraggio – Audacia non sono contenute e dirette verso un fine universale.
E per chi avesse ancora qualche dubbio sull’efficacia del metodo analogico – che Assagioli ha invitato a riscoprire – aggiungo che il linguaggio macchina, o binario, che è alla base del nostro mondo digitalizzato, si fonda proprio su questi due simboli (IO), a questo livello eternamente separati, perché impossibilitati a realizzare una sintesi creativa; da qui i veri e insormontabili limiti dell’intelligenza artificiale.
A proposito “di alcune imperfezioni spirituali dei principianti circa l’abito della superbia”, San Giovanni della Croce scrive: “Poiché questi principianti si sentono sì fervorosi e sì diligenti nelle cose spirituali e negli esercizi devoti, quantunque sia vero che le cose sante di per se umiliano, a causa della loro imperfezione, molto spesso sentono nascere in sé un certo virgulto di ‘superbia occulta’, in forza della quale arrivano a provare qualche soddisfazione delle loro opere e di se stessi. Da ciò nasce in loro una certa voglia, a volte molto vana, di parlare di cose spirituali davanti agli altri e anzi talvolta di insegnarle più che di impararle. Costoro in cuor loro condannano gli altri, allorché non vedono in loro quelle forme di devozione che essi vorrebbero; talvolta lo dicono anche a parole, divenendo simili in ciò al fariseo il quale, lodando Dio, si vantava delle opere che faceva e disprezzava il pubblicano (Lc.18, 11-12)”.(p.354)
Lavis, 22 febbraio 2019
Fernando Potì