Schizoid Man 2


Ho approcciato di recente gli scritti di Alexander Lowen, a partire dalla trascrizione di una intervista reperibile nel web dal titolo ‘Cos’è la bioenergetica’. In essa Lowen faceva presente che nello schizoide e nello schizofrenico “la respirazione è così ridotta che i muscoli del torace sembrano parzialmente paralizzati. […] Questa paralisi è correlata ad uno stato di terrore prevalentemente inconscio nel paziente schizoide, ma emerge nella sfera della consapevolezza nel soggetto schizofrenico. Ho descritto tali aspetti del funzionamento schizoide nel mio libro ‘Il tradimento del corpo’.”
L’intervista non si dilunga sull’argomento ma è stata per me, che mi considero una personalità schizoide, un aggancio più che sufficiente per acquistare il libro insieme a ‘Il linguaggio del corpo’ visto che nell’intervista si preannunciava uno studio particolareggiato di tutti i tipi di carattere nevrotico (non a caso ha come titolo originario: ‘Physical Dynamics of Character structure (The Language of the body’). E giacché c’ero, non potevo non prendere ‘Bioenergetica’ il testo fondativo della corrente terapeutica che fa capo a Lowen colpevolmente assente nella mia piccola biblioteca visto che sono diplomato counselor ad indirizzo psicosintetico.
“Finalmente una disamina della personalità schizoide per molti versi affine alla mia esperienza personale” mi dicevo mentre leggevo il primo testo. Tuttavia, a tratti, questo feeling si interrompeva facendo cadere il mio interesse su aspetti che mi sembravano poco chiari o sviluppati in modo limitato se non addirittura limitante anche se, lo riconoscevo, Lowen con la sua esperienza terapeutica di una vita su se stesso e con i suoi pazienti faceva una analisi a tutto campo che giustificava almeno in parte questa corrispondenza lacunosa.
Tuttavia pur rispecchiandomi in quel tradimento del ‘corpo’ (nella accezione che ne dà Lowen), la cui scissione tormenta lo schizoide, è stato ne ‘Il linguaggio del corpo’ che ho trovato le note che hanno stimolato la mia ulteriore riflessione. Riporto per esteso il passo: “Nella sua analisi di un caso, Reich riconobbe che la scissione schizofrenica, comunque espressa, per esempio tra Dio e il diavolo, rappresenta la dissociazione della personalità in ‘due situazioni diametralmente opposte nella sua struttura caratteriale, che erano incompatibili tra loro o si escludevano a vicenda’ (1975, p.502). Queste situazioni opposte non sono altro che due fondamentali tendenze istintuali: aggressività e tenerezza, materiale e spirituale, ‘questo mondo’ e ‘l’altro mondo’. Poiché la paziente si identificava con l’aspetto spirituale e viveva ne ‘l’altro mondo’, il mondo reale, aggressivo, dei bisogni e dei sentimenti materiali veniva percepito come un mondo alieno, estraneo, come le ‘forze che ci influenzano’. Le ‘forze’ in questa paziente devono essere interpretate come l’energia della pulsione materiale aggressiva. Poiché questa pulsione è l’espressione della forza vitale nei tessuti del corpo, non la si può reprimere del tutto. Se non è percepita e accettata come parte della personalità, un certo contatto si stabilisce con essa indirettamente attraverso la proiezione e l’introiezione. La perdita di contatto con il potere pulsionale, aggressivo, materiale, si manifesta come totale spersonalizzazione come l’essere “al di fuori di me stessa; mi sentivo doppia, un corpo qua e un’anima là”. Abbiamo già studiato il meccanismo di questa totale spersonalizzazione. Questa paziente, come tutti gli individui schizofrenici, desiderava l’unificazione ma rifiutava il corpo attraverso il quale solamente l’unificazione è possibile”(p.310).
Giustifico la lunghezza della citazione perché sintetizza molto bene la linea di demarcazione tra ciò che condivido e ciò che mi sembra con-fuso, non certo per esperienza sul campo – molto limitata -quanto per vissuto personale. Ciò che non condivido è che la scissione schizoide e schizofrenica in due situazioni diametralmente opposte possa essere fatta risalire, sempre e comunque, a “due fondamentali tendenze istintuali”. Questo appiattimento al ‘livello’ più basso pregiudica, a mio parere, una comprensione più approfondita e articolata della problematica.
Osservo, in primo luogo, che nel ragionamento di Lowen c’è una con-fusione di polarità: le polarità mente-corpo (e sentimenti del corpo) fanno capo a livelli dell’essere diversi da quelli coinvolti nella dualità materiale-spirituale, perché in quest’ultimo caso ci muoviamo dal livello più basso a quello più alto (senza voler associare alcun giudizio di valore ad alto e basso) mentre nel primo le polarità sono tra una mentalità egoica ed il ‘corpo’. Si tratta dunque di due scissioni non assimilabili che in vario grado e diverso modo spesso si sovrappongono rendendo inestricabile il groviglio del vissuto individuale dello schizoide e dello schizofrenico.
Mi rendo conto che queste specificazioni presuppongono una visione epistemologica che accolga l’esistenza dei diversi ‘livelli’ di realtà da sempre propugnata dalle tradizioni esoteriche e spirituali ed anche dalla attuale psicologia transpersonale, come nella psicosintesi di Roberto Assagioli. Non a caso uno dei più noti ed attuali rappresentanti della psicologia transpersonale, Ken Wilber, nel suo ‘spettro della coscienza’ ha collocato Lowen e la terapia bioenergetica da lui propugnata nel livello del ‘centauro’ tesa a superare il confine tra mente e corpo (vedi: ‘Oltre i confini’).
Sul piano prettamente psicologico, non c’è dubbio che la spersonalizzazione è correlata alla mancata percezione e accettazione della pulsione aggressiva che consente la realizzazione dei bisogni e dei ‘sentimenti materiali’. Ma questa scissione aggressività-tenerezza dovuta a cause prevalentemente rintracciabili nell’esperienza infantile (abbandono, anaffettività, violenza o perdita dei caregivers, etc.) può essere, in vario grado rinforzata dalla scissione materiale-spirituale. Quando, addirittura, non ne è anche la causa per gli effetti regressivi che può ingenerare una esperienza ‘di vetta’ (Maslow: ‘Verso una psicologia dell’essere’).
La psicologia transpersonale consente di dare spiegazioni molto più attendibili al “mi sentivo doppia, un corpo qua e un’anima là” a cui Lowen cerca disperatamente di dare una giustificazione rimanendo coi piedi per ‘terra’. Invece ‘l’altro mondo’ della citazione sopra è sempre e comunque ricondotto da Lowen ad una visione psicologica fondamentalmente antropocentrica. Nonostante le apparenti aperture Lowen non si schioda dalla visione binaria e materialistica dell’universo anche là dove continua a rifarsi all’energia, spesso con una certa arbitrarietà e/o genericità, come se questo riferimento rendesse più sottile e spirituale la sua impostazione dottrinaria. La seguente citazione esplicita molto bene il concetto: “Lo schizofrenico è in contatto con un mondo di cui la persona media non è consapevole, e dobbiamo ammetterne l’esistenza, altrimenti non potremmo comprendere il problema schizofrenico. E, con una speciale preparazione, possiamo anche osservare fenomeni simili. Questo mondo consiste di onde energetiche, di campi energetici che ci circondano nell’atmosfera. Così lo schizofrenico non è allucinato. Si è prodotto un certo grado di spersonalizzazione, e in questo stato, se si sviluppa la proiezione, si verifica un’allucinazione. La forma e il contenuto della visione non sono nell’atmosfera ma nella mente schizofrenica, e tuttavia si può proiettare soltanto su uno schermo di forze atmosferiche.”(p.299)
Lavis, 15/11/2020
Fernando Potì