‘Quello che è’

La psicosintesi personale trapassa impercettibilmente in quella relazionale e transpersonale come un torrente sfocia in un fiume il quale, a sua volta, dilaga nel mare. Un rivolo di consapevolezza che si amplia gradualmente sino a giungere nel mare della coscienza. Questo mi è venuto in mente leggendo il brano che cito in fondo di Jiddu Krishnamurti tratto da ‘Il libro della vita’ reperibile su internet. Il percorso è segnato da quel ‘conosci te stesso’ che la psicosintesi declina in: ‘conosci, possiedi, trasforma te stesso’. Unica vera tecnica, da cui tutte le altre traggono il loro senso, è l’attenzione a se stessi, attenzione alle dinamiche interiori, a quelle relazionali per volgerla infine al nostro ‘posto’ nel mondo e nell’universo.
Per prestare attenzione intenzionalmente o meno occorre la volontà la quale, come sappiamo precede ogni atto e può essere attivata da soggetti alquanto diversi (vedi: ‘I soggetti della volontà’ di Vittorio Viglienghi, rep. nel web). Una volontà che si dedica alla conoscenza del nostro mondo interiore non è di questo mondo perché non gratifica e non da potere sugli altri. Smaschera invece le falsità dei nostri intenti reconditi il che non è certo piacevole anche perché per imparare la lezione siamo spesso costretti a ripetere l’errore… Krishnamurti sembra volerci dire che anche sul piano transpersonale si continua come per quello personale: riconoscere le falsità insite nel nostro modo di agire e sentire la vita è l’unica vera tecnica che ci apre alla Realtà, alla Verità e alla Libertà.
“La comprensione di ‘quello che è’
Un essere umano che comprende la vita non ha certo bisogno di fedi. Un uomo che ama non ha bisogno di credere. Mentre l’uomo che è ossessionato dall’intelletto non può fare a meno di credere, perché l’intelletto e sempre alla ricerca di sicurezza, di protezione; per difendersi dai pericoli costruisce idee, fedi, ideali dietro i quali trovare riparo. Che cosa accadrebbe se affrontaste direttamente la violenza, ora? Diventereste un pericolo per la società; allora la mente, prevedendo il pericolo, Dice: “Realizzerò l’ideale della non violenza: in dieci anni ce la farò”. Ma questa e una falsità…
Capire ‘quello che è’ è molto più importante di creare ideali da perseguire, perché gli ideali sono falsi mentre ‘quello che è’ è reale. Per capire ‘quello che è’ ci vuole una straordinaria capacità, una mente agile, priva di pregiudizi. Il fatto è però che noi non vogliamo affrontare e capire ‘quello che è’ e quindi ci inventiamo un’infinità di vie di fuga che chiamiamo con simpatici nomi come ideale, fede, Dio. Solo quando mi rendo conto che il falso è falso, la mia mente potrà percepire quello che è vero. Una mente che si lascia confondere dal falso non potrà mai scoprire la verità. Quindi dovrei capire che cosa c’è di falso nelle mie relazioni, nelle mie idee, nei fatti che mi riguardano, perché non posso percepire la verità se non capisco quello che è falso. Se non si rimuovono le cause dell’ignoranza, non potrà esserci illuminazione; e non ha senso cercare l’illuminazione finché la mente rimane nell’oscurità. Quindi e essenziale cominciare a vedere che cosa c’è di falso nei miei rapporti con le idee, con le persone, con le cose. Quando la mente si rende conto di quello che è falso, la verità affiora; allora c’è estasi, c’è felicità.”