Le immagini di noi stessi create dagli altri

Inventario delle immagini nella Tecnica del Modello Ideale
Le immagini di noi stessi create dagli altri
Daniele De Paolis in L’Io e le sue maschere scrive: “Si tratta dei modelli che gli altri riescono a farci accogliere al di fuori della nostra volontà: qui siamo in pieno campo suggestivo e non poche sub-personalità hanno questa origine. Ciascun individuo col quale ci relazioniamo evoca una particolare sub-personalità e ciò accade inconsapevolmente, meccanicamente.”

Quello che gli altri evocano e producono in noi

In ogni caso ciò che gli altri volevano più o meno consapevolmente che noi fossimo si è tradotto in realtà. Non si tratta comunque solo dei condizionamenti inevitabili che si sono impressi nel nostro inconscio indotti dalla famiglia o dall’ambiente circostante, ma anche di ciò che sta dietro al nostro rifiuto di omologarci ai desideri altrui poiché, soprattutto da adolescenti, non abbiamo fatto altro che polarizzarci all’opposto di ciò che gli altri volevano che noi fossimo: sembriamo l’opposto ma a guardare bene siamo troppo speculari per essere autentici. La maturità di respingere consapevolmente le immagini esterne può avvenire solo una volta realizzato un certo equilibrio personale per mezzo di un lungo lavoro su se stessi.
In Le voci dell’Io e il concerto dei valori, curato da Giancarlo Trentini, Alberto Zatti associa, ad ognuna delle quattro voci dell’Io (Io Ideale – Ideale dell’Io – Super Io – Io Idealizzato) , dei personaggi dell’arte. Nel caso del Super Io, che corrisponde inequivocabilmente alla quinta immagine elencata da Assagioli nell’inventario in questione, fa corrispondere Amleto. Si evidenzia in modo eclatante in questa figura che se il soggetto può essere completamente agito dai doveri introiettati (i tipici meccanismi di difesa del Super Io sono appunto l’introiezione, la fissazione, la rimozione, il blocco degli affetti e la formazione reattiva) a livello piuttosto involuto, può, con un crescendo di consapevolezza, addivenire all’assunzione di responsabilità delle proprie scelte fino a poter cambiare le regole tenendo conto non solo della morale contingente ma anche, ad un livello superiore, dell’etica che esprime valori universali.
Amleto è infatti “noto a tutti per la sua incapacità a risolversi nell’eseguire una vendetta commissionatagli dal fantasma del padre assassinato” che peraltro ha sposato sua madre usurpando il trono. Amleto, non vuole agire seguendo gli impulsi del momento e in sostanza i condizionamenti introiettati, egli “non vuol compiere semplicemente un atto di vendetta ma un atto di giustizia, sia esso la condanna o il perdono”.
In sostanza, il Super Io, ad un certo livello evolutivo, è l’istanza che parla sì di doveri, ma di doveri che sono stati considerati giusti. Quando il dubbio etico si fa strada,- scrive Zatti – perché le situazioni contingenti sfuggono ad una loro troppo facile categorizzazione, è il processo mentale del Super Io che interviene ad elaborare nuove forme di giudizio, non sempre e solo secondo la tradizione, bensì anche secondo il senso di responsabilità etica che proprio nel Super Io trova la propria massima realizzazione. Notiamo infine come dubbio e moralità non siano affatto categorie concettuali antitetiche, tutt’altro. Se si considera la moralità non una semplice applicazione di rigide norme, bensì il tentativo umano di dare risposte di giustizia all’esistenza sociale degli esseri umani, si comprende come tale tensione all’equanimità produca una tipica voce dell’Io come quella appunto del Super Io.
Mi sono dilungato su questa posizione anche perché riflette la concezione del rapporto tra moralità ed etica di Assagioli. La ritroviamo in particolare in un suo scritto Coscienza spirituale e coscienza astrale dove il nostro autore critica la moda di tanta parte della New Age di considerare la morale qualcosa che non attiene più a chi si dedica al percorso spirituale anche se, con le dovute cautele, quella morale va adeguata nella sua espressione esteriore ai cambiamenti sociali e, nella sua dimensione interiore, all’etica che trova origine nella trascendenza dei vincoli interiorizzati.
Dalla citazione emerge anche il tratto fondamentale della subpersonalità ossessiva che caratterizza il Super Io: il dubbio paralizzante nel contrasto stridente tra morale ed etica e, da un punto di vista più strettamente psicologico, tra quanto abbiamo interiorizzato proveniente dall’ambiente esterno e la nostra più intima vocazione che solo l’Io, nella sua posizione di centralità, è in grado di esprimere.
Scritto da Fernando Potì