La tecnica del rilassamento ‘profondo’ a modo mio

Mi siedo scegliendo una sedia su cui mi trovo a mio agio, piedi ben poggiati per terra, schiena dritta ma non rigida, capo leggermente reclinato in avanti, mani sulle cosce.
Mi rilasso ripercorrendo mentalmente ad occhi chiusi tutte le parti del mio corpo soffermandomi particolarmente sui miei punti deboli.
“I miei piedi sono rilassati, sento il loro contatto con la madre terra”. Li sento effettivamente più ‘pesanti’ – suggestione che nel training autogeno viene esplicitata e al quale rimando per ulteriori approfondimenti sul rilassamento.
Attenzione! Se siete proprio alle prime armi potete iniziare da un solo piede, sentire l’effetto appesantimento, poi passare all’altro e infine a tutti e due insieme. Insomma, avrete già capito che ogni tecnica ha una sua procedura che ha una sua ragion d’essere ma dato che siamo diversi l’uno dall’altro ognuno deve trovare il suo modo di applicarla a se stesso per renderla più produttiva.
Dai talloni, se voglio andare in dettaglio e soffermarmi sui piedi, passo alle caviglie poi alle gambe (polpacci, ginocchia, cosce) e così via.
Rilassando la schiena io mi soffermo qualche volta a scandire: il coccige, le vertebre sacrali, lombari, dorsali, e cervicali anche se in corsi e seminari non ho mai sentito farlo.
Sono giunto così alla testa. Rilasso anche la testa e ciò che la compone con un dettaglio che può variare anche di molto. Posso rimanere sul generale pensando al cervello oppure scendere nel dettaglio richiamando il cervelletto (il rettiliano) per passare poi all’ipotalamo e alla corteccia e così via. Rilasso anche la faccia, gli occhi, la mandibola…
Poi ridiscendo sul davanti: “Il mio respiro è calmo e profondo”. Sul respiro mi ci soffermo un po’ perché da buon schizoide soffro di asma. Dall’esperienza in corsi e seminari vari ho appreso che è bene fare qualche respiro profondo all’inizio e alla fine della sessione. Nell’inspirazione sentire l’aria fresca in entrata che inonda di energia sottile tutto il corpo.

Col tempo e la pratica si può entrare in rilassamento al volo: a me basta l’intenzione di centrarmi ed è fatta, prendo contatto col centro radice e mi sento più presente a me stesso.
Un altro centro su cui mi soffermo – ma solo quando me la prendo comoda – è il cuore: “Il mio cuore batte calmo e forte”; soddisfo così la mia aspirazione spirituale e di universalità.
Infine non poteva mancare il rilassamento di stomaco e intestino al completo finendo per impattare ancora una volta con il chakra base, il Muladhara, deputato alla stabilita di tutto l’organismo sui diversi piani (i livelli di Assagioli).
Infine occorre dire che se il rilassamento è fatto come preambolo ad una particolare tecnica non è certo il caso di soffermarsi su troppi particolari altrimenti si finirebbe per dare troppo spazio al rilassamento a scapito della tecnica specifica (per esempio la Tecnica per la visualizzazione immaginativa di subpersonalità).
Scritto da Fernando Potì – 25/05/2018