La terza qualità della volontà: Concentrazione – Convergenza – Attenzione – Focalizzazione


Assagioli su questa qualità della volontà scrive: “La sua mancanza può rendere vana ogni volontà forte, mentre il suo uso può compensare efficacemente una debolezza relativa della forza o ‘voltaggio’ della volontà. La sua attenzione è paragonabile a quella di una lente che mettendo a fuoco i raggi del sole ne concentra e rende più intenso il calore”.(L’atto di volontà, p.26)
L’elemento cruciale di questa qualità, come si sarà compreso, è l’attenzione la quale può essere involontaria oppure volontaria. In linea generale la nostra attenzione è involontaria ed è attivata da contenuti inconsci tanto più quanto maggiormente coinvolgono la nostra sfera affettiva. Quando ci innamoriamo o desideriamo intensamente qualcosa la nostra attenzione per l’oggetto ‘amato’ converge su di esso, è concentrata e focalizzata su di esso con continuità declassando con ciò altre attenzioni che divengono di secondaria importanza. L’oggetto desiderato ‘cattura la nostra attenzione’ tenendola prigioniera o addirittura esacerbandola qualora si trovi a dover affrontare degli ostacoli.
Assagioli ci fa notare che allenandosi pazientemente ad usare deliberatamente la nostra attenzione, combinando opportunamente concentrazione e controllo, possiamo ottenere un importante risultato pratico, quello di poter operare efficacemente con la prima legge della psicodinamica la quale richiede “di mantenere chiaramente e stabilmente nel campo della coscienza le immagini e le idee delle azioni che vogliamo compiere”.(p.27)
Su questa qualità della volontà ho trovato nel web un articolo di Elena Morbidelli dal titolo “Il potere dell’attenzione”. Qui, tra le altre, l’invito è ad essere attenti al vivere quotidiano in tutti i suoi aspetti e dimensioni assumendosi la responsabilità delle proprie azioni. Si afferma inoltre che l’attenzione oltre che alla concentrazione mentale andrebbe applicata ad ogni autonoma partecipazione sensoriale. (Mi spiego con un esercizio a coppie che ho fatto di recente nel corso di coaching psicosintetico di Verona dell’Iipe) dove il coach, dopo aver ascoltato il cliente, completa le seguenti frasi: 1. Attraverso i miei occhi vedo …; 2. Con le mie orecchie sento …; 3. Con la mia mente penso …; 4. Nel mio corpo sento …; 5. E usando tutti questi, il mio messaggio per te è …)
La Morbidelli, in tema, richiama Assagioli il quale “per potenziare le capacità di auto osservazione, propone esercizi di evocazione sensoriale, uditiva, tattile, olfattiva, gustativa, oltre a quella visiva tramite le visualizzazioni” (reperibili in ‘Principi e metodi della psicosintesi terapeutica’). Ma ciò che ho trovato di ancora più importante in questo articolo è che esiste una dispensa di Assagioli che tratta il tema della concentrazione che l’autrice invita a leggere e sopratutto a mettere in pratica. Si intitola appunto “Concentrazione” ed è reperibile nel web.
Cosa scrive Assagioli in questo articolo? Innanzitutto che c’è una differenza abissale tra concentrazione spontanea e concentrazione deliberata. Nell’esempio precedente dell’innamorato non c’è sforzo alcuno a mantenere l’attenzione focalizzata sulla persona amata; può anzi succedere l’opposto e cioè che la nostra attenzione non voglia saperne di staccarsene anche quando l’attività svolta lo consiglierebbe, non fosse altro per evitare commenti del tipo: “E’ innamorato!” nella migliore delle ipotesi. “Ma la capacità di mantenere la mente fissa su un lavoro o argomento – scrive Assagioli nel succitato articolo – allorché è spinta da interesse intenso, bisogno o timore, non significa che possiamo farlo ugualmente quando manchino quegli incentivi. Se tentiamo di concentrarci su qualche argomento astratto o su qualcosa che non comporti alcun interesse o beneficio personale, troviamo difficile farlo, e scopriamo che in realtà non abbiamo alcun effettivo dominio della nostra mente. Tale scoperta è umiliante, ma salutare, dimostra quanto siamo in balia dei nostri stati d’animo, e, in questo senso, passivi, anche se esternamente possiamo essere positivi e attivi. Si può dire che i nostri pensieri, emozioni e impulsi agiscono in noi in modo quasi automatico e indipendente. In altre parole noi siamo trascinati da essi, non siamo ‘noi’ a scegliere e a dirigere”.
La constatazione alquanto umiliante che non siamo padroni della nostra mente dovrebbe spingerci a fare ciò che è necessario per acquistarne la padronanza, il che può essere fatto con esercizi alquanto semplici ma richiedono pazienza e costanza. Occorre, in sostanza, “dirigere e tenere ferma l’attenzione su oggetti a noi indifferenti, che non presentino alcuna attrattiva per se stessi. In tal modo impariamo a mantenere fissa la mente, senza l’aiuto dell’interesse o del desiderio personale”.
Nel rinnovare l’invito della Morbidelli alla lettura del documento citato, sia perché contiene ben altre riflessioni e più organiche, sia per la precisazione degli esercizi da svolgere, passo a collegare questa qualità della volontà al pianeta astrologicamente e mitologicamente affine. Dopo una lunga ricerca ho trovato confermata la mia intuizione iniziale che questa terza qualità (Concentrazione – Convergenza – Attenzione – Focalizzazione) combacia perfettamente con il pianeta Venere. Elenco di seguito le motivazioni:
1. perché Venere è la coppa che raccoglie e concentra.
Dal punto di vista psichico, attraverso l’attenzione, raccoglie e concentra la consapevolezza, humus adatto a far germogliare il ‘pensiero seme’. Disperdere questo seme in mille rivoli vuol dire gettarlo tra erbacce e rovi che, prima o poi, lo soffocheranno.
In alchimia la rottura del vaso sentenzia il fallimento dell’Opera.
Nelle carte da gioco napoletane con cui si gioca a scopa, Venere è simboleggiata dalla coppa il recipiente fatto per accogliere, conservare, lievitare, trasformare…;
2. perché nella sua espressione positiva Venere è inclusiva, unisce e ingloba.
Nulla va buttato via così come nulla si distrugge e tutto si trasforma. Da questo punto di vista è una caratteristica saliente della Psicosintesi che guarda al positivo e considera il negativo semplicemente con un confine da superare con serenità e consapevolezza o al più con la giusta dose di aggressività, mai di aggressione.
Allo scopo sono di estrema utilità le leggi della psicodinamica enunciate da Assagioli.
3. il pianeta Venere è tradizionalmente legato alla forma, alla raffinatezza, all’estetica, al fascino, alla grazia, in sintesi all’armonia del creato.
Venere ci chiede di apprezzare la squisita natura delle cose (la loro bellezza naturale o artefatta) con tutte le nostre facoltà, non solo con quelle mentali.
13 febbraio 2019
Fernando Potì