La seconda qualità della volontà: Dominio – Controllo – Disciplina


Su questa seconda qualità della volontà Assagioli scrive che controllare non significa reprimere. Il controllo giusto consiste nel “regolare l’espressione, avendo per scopo l’utilizzazione costruttiva ed guidata delle energie psichiche e biologiche”.(p.24) “Controllo e disciplina sono necessari – scrive Assagioli ne ‘L’atto di volontà’ – in ogni tipo di allenamento, sia che si tratti di imparare delle tecniche ed acquistare delle capacità che di realizzare l’infinito potenziale umano. Questo significa prima sviluppare a livello normale le funzioni psicologiche più deboli, e poi portare ad un livello superiore di efficienza le capacità normali. […] Con il controllo, la disciplina e l’allenamento si raggiunge il ‘dominio’, che ci dà sia il massimo grado di efficienza che il più intenso e duraturo senso di sicurezza soddisfazione e gioia”.(p.25)
Faccio notare la chiara e limpida progressione delle acquisizioni personali: controllo e disciplina vanno utilizzate prima per sviluppare a livello normale le funzioni psicologiche più deboli. Una volta che queste siano state riequilibrate attraverso l’allenamento si procederà a portare ad un livello superiore di efficienza le capacità normali. A questo punto, persistendo nel massimo grado di efficienza, nonché nel più intenso senso di sicurezza, soddisfazione e gioia, si raggiunge il ‘dominio’, concetto che non può che riferirsi, anche per le connotazioni che lo caratterizzano, alla Volontà dell’Io che da esperienza intermittente del centro della nostra stella delle funzioni, si consolida fino a diventare la nuova Natura personale.
E’ sin troppo evidente che il pianeta – astrologicamente parlando – che rappresenta questa qualità della volontà è Giove: “Zeus per i Greci e Giove per i romani, fu considerato la più importante divinità, il supremo fra tutti gli dei, padre e signore del cielo, custode della legge e dell’ordine. Persino il fato dipendeva da lui. Era un patriarca giusto ma severo…” (Maria Santucci, ‘I sette peccati capitali e i pianeti che li raffigurano’ pubblicato nel sito: www.amando.it).
Giove è la nostra guida finché siamo immersi in questo mondo fatto di ignoranza e di illusione: le sue saette colpiscono chi si allontana dalla retta via per richiamarlo all’ordine e all’equilibrio ma sono anche lampi di luce per chi si sforza di procedere nel suo percorso di crescita interiore. Sono infatti paragonabili alla funzione Intuizione che rischiara di tanto in tanto il percorso del pellegrino sulla via dello spirito. Scrive ancora la Santucci che Giove cerca di “aiutarci a trovare un giusto percorso per la nostra vita e un miglior contatto con la nostra “saggezza” interiore, perché lui proprio a questo tipo di saggezza si riferisce”.
Nell’ovoide questa qualità è collocata nell’inconscio superiore dove prende vita la nostra dimensione transpersonale (da non confondere con il Sé, ci esorta Assagioli). Esattamente all’opposto di Marte collocato nell’inconscio inferiore, la dove Freud intravedeva “un calderone di impulsi ribollenti”.
Visto dal lato negativo Giove assume tutto un altro aspetto essendo tradizionalmente associato alla gola, all’ingordigia, alla cupidigia. Ciò si spiega con il fatto che una vita disordinata, fuori dalle regole sociali e dalla sua morale fa venir meno il nutrimento sottile che scaturisce dalla soddisfazione di quei bisogni come la sicurezza, l’appartenenza, la creatività che sono un nutrimento per l’anima oltre che per il corpo. Allora si attua una vera e propria regressione ben descritta dalla già citata Maria Santucci: “Il piacere orale è il primo che conosciamo, perché ci accompagna fin dalla nascita quando prendiamo nutrimento dal seno materno o dal biberon. E’ una gratificazione che ci riempie di gioia, perché, in effetti, un pasto ben elaborato e saporito è un piacere per gli occhi e la gola. La buona tavola è sinonimo di convivialità e c’è allegria nell’intento di preparare i piatti da servire, così come c’è del godimento nel gustarli. Il difetto subentra quando questo piacere è spropositato e serve per saziare altri problemi del profondo che spingono a cercare una gratificazione esterna a una vita che concede poche soddisfazioni. La fame che il goloso avverte dentro di sé non è esclusivamente di tipo alimentare, ma può riguardare tanti altri aspetti della sua vita, compreso quello spirituale perché Giove, il pianeta abbinato a tale difetto, riguarda lo Spirito.”
A proposito di spiritualità, nelle imperfezioni in cui cadono i principianti ‘circa la gola spirituale’ San Giovanni della Croce annovera in fatto che molti di essi si prodigano “allettati dal gusto saporoso che provano in questi esercizi, cercano più il sapore che la purezza e la saggezza dello spirito, che è quanto Dio mira ed accetta in tutto il cammino spirituale. Perciò, oltre alle altre imperfezioni che hanno desiderando questi sapori, dalla gola che hanno sono spinti a pretendere ancora di più oltrepassando i limiti del giusto mezzo, in cui consistono e si acquistano le virtù. Alcuni in vero, attratti dal gusto che ci trovano, si ammazzano con le penitenze, altri di debilitano con digiuni, facendo più di quanto la loro fiacchezza possa sopportare, senza ordine e consiglio altrui; anzi procurano di sfuggire a chi nel caso dovrebbero essere soggetti; alcuni poi osano farlo anche se è stato loro comandato il contrario.”(Opere, Giovanni della Croce, Ed. OCD, p.366)
Evagrio Pontico, nel suo ‘Gli otto spiriti della malvagità’, tratta dell’ingordigia nei seguenti termini: “Materia per il fuoco è la legna, materia del ventre sono i cibi: una grande quantità di legna genera una grande fiamma, e l’abbondanza di cibi nutre la concupiscenza. La fiamma si spegne quando finisce la legna, e la penuria di cibo estingue la concupiscenza. Colui che ha dominato la mascella ha tolto di mezzo gli stranieri, e facilmente ha spezzato le corde che gli legavano le mani. L’aver gettato via la mascella ha fatto sgorgare una fonte d’acqua: l’aver eliminato l’ingordigia ha generato la contemplazione pratica.”(p.38)
Lavis, 08/02/2019
Fernando Potì