Il terzo segno della ‘notte oscura’


Leggendo un articolo (“Introduzione all’Alchimia” di A. M. Partini tratto dalla Rivista Simmetria n.3 – 2000/2001, reperibile nel web) ho capito che la notte oscura corrisponde ‘sic et simpliciter’ alla nigredo. La mia precedente eguaglianza tra notte oscura sensitiva e spiritualizzazione del corpo da un lato e notte oscura spirituale e corporificazione dello spirito dall’altro è palesemente errata. Spiritualizzazione del corpo e corporificazione dello spirito coprono infatti l’intera Grande Opera la quale notoriamente si articola in tre fasi: nigredo, albedo e rubedo. I due aspetti della notte oscura, in altre parole, non sono altro che una articolazione interna alla fase della nigredo nella prospettiva mistica di SG+. Ricordo infatti che Assagioli, a proposito della notte oscura di SG+, scrive: “uno stadio e un’esperienza simili, almeno per alcuni riferimenti, ma considerati sotto un aspetto volontario e attivo, sono descritti nelle tradizioni ermetiche, iniziatiche e alchemiche come ‘prova del fuoco’ e come ‘lavarsi nelle acque’.” (Lo sviluppo transpersonale, p.94)
L’autore dell’articolo a proposito della nigredo scrive infatti: “Fase al nero: è la putrefazione, il solve, la morte iniziatica – E’ lo stacco da Saturno, il passaggio dallo stato individuato ad uno non individuato. Finché gli elementi sono concatenati tra di loro, noi non possiamo percepire che il fisico attraverso il fisico. Liberando il Mercurio lunare da Saturno si liberano anche il mercurio vicino allo Zolfo, cioè il Mercurio igneo e si arriva alla propria Essenza solo dopo aver rinunciato al corpo, all’io individuato. Nel distacco da Saturno, l’io non avendo più corpo come sostegno, ha momenti di crisi e di paura: è la prova del vuoto, è l’incontro con il ‘guardiano della soglia’, è la ‘notte oscura dell’anima’ di S. Giovanni della Croce. Gli alchimisti esortano ad accertarsi che il nero sia ‘più nero del nero’ altrimenti si rischia il ‘sorgere degli avvoltoi’ che simboleggiano i residui delle passioni non ancora domate. Portato a perfezione il nero, bisogna resistere, finché comincia a diradarsi e ad apparire un bagliore che annuncia il Bianco.”
I residui delle passioni non ancora domate simboleggiati dal ‘sorgere degli avvoltoi’ mi consente di ritornare su quanto asseriva in merito Assagioli e cioè che qualcosa di simile alla notte oscura poteva manifestarsi nel percorso spirituale ma che non era la vera e propria fase terminale della vecchia individualità. Anche qui, comunque, Assagioli non fa altro che riportare in altre parole quanto scritto dal grande mistico spagnolo il quale lo simboleggiava nella nostalgia per i sapori del vecchio cibo da parte degli ebrei in fuga dalla schiavitù quando potevano nutrirsi della manna divina.
E con ciò siamo ricondotti al terzo segno che unito agli altri due ci da la certezza che di notte oscura si tratta e non di altre affezioni o patologie. “Il terzo segno per conoscere se si tratta della purificazione del senso è il seguente: l’anima non può più meditare né discorrere appoggiandosi (come in passato) sul senso dell’immaginazione, quantunque dal canto suo vi si affatichi molto. Poiché in questo stato Dio comincia a comunicarsi a lei non più per mezzo del senso, come faceva prima per mezzo del discorso che componeva e divideva le notizie, ma dello spirito puro in cui non si trova successione di ragionamento, dandosi a lei con atto di contemplazione semplice, a cui non possono giungere i sensi né interni né esterni della parte inferiore.”(p.378)
Detto in termini psicosintetici le funzioni psichiche rappresentate nella stella così come sono plasmate e abituate a funzionare, sono, a questo punto, di impedimento all’unione poiché esse si fondano sulla identificazione con l’io ordinario che oltre ad avere peculiarità egocentriche ha anche, di base, caratteristiche ambientali (sociali e di specie). C’è caso mai da chiedersi se anche la funzione intuitiva rientri in quel ‘impedimento delle potenze’ di cui parla SG+. A me pare proprio di si poiché nella notte oscura non è più in gioco un barlume di lucidità o di verità quanto una vera e propria trasformazione della personalità fondamentalmente ancora egocentrica (nonostante le sintesi parziali più o meno evolute) nell’Io riflesso diretto del Sé.

Un cambiamento radicale che può essere espresso efficacemente dal simbolo dell’albero con le radici in aria e i rami e le fronde in basso. Simbolo che ci appare innaturale ma che lo è molto meno se pensiamo che tutte le forme sociali precedenti alla nostra, cosiddetta moderna, erano strutturate con il potere spirituale in cima alla piramide sociale ed il potere economico alla base; esattamente all’opposto di quanto accade oggi. A scanso di equivoci chiarisco subito che non c’è nessuna nostalgia dietro queste constatazioni nella piena convinzione che questo ribaltamento, comunque, da sempre, fa capo al singolo.
E’ possibile comunque che questo ribaltamento di piani non avvenga una volta per tutte – come ho già accennato – ma sia frazionato, che proceda con fasi alterne sopratutto là dove non ci sia stato un lavoro di scuola preparatorio finalizzato: “Se è vero che in alcuni a principio essa non entra con tanta continuità, permettendo che qualche volta essi seguano i loro gusti e si diano ai discorsi sensibili (in quanto non sarebbe conveniente a causa della loro fiacchezza slattarli di colpo), tuttavia si addentrano sempre più in essa e, se devono andare avanti, cessano di agire in maniera sensibile, poiché coloro che non camminano per la via della contemplazione, hanno un modo di procedere ben diverso.” Anche se vi sono alcuni il cui “senso non giunge mai a distaccarsi dalle considerazioni e dai ragionamenti, ma solo per un po di tempo e di quando in quando.”(p.379)
Di Lavoro (con la elle maiuscola) finalizzato allo scopo di cui sopra scrive con insistenza Fabio Guidi nel suo ‘Gurdjieff e la Psicosintesi’ identificando, forse un po troppo, la Psicosintesi con la Quarta Via. In ogni caso le sue osservazioni sull’argomento che sto trattando (la notte oscura) sono state per me illuminanti. Ne parlerò nel prossimo articolo!
Lavis, 16 gennaio 2019
Fernando Potì