Dono di Dio

‘Ora et labora’. L’oratorio prima del laboratorio: questa è la caratteristica fondante degli alchimisti unanimemente riconosciuti come Adepti.

Questa impostazione è pienamente condivisa da Roberto Assagioli, padre della psicosintesi, il quale sostiene non solo che la grande opera è un dono di Dio ma anche che il percorso, ossia l’Opera, è condotta su ispirazione Divina al pari degli Adepti che ne affidano la conduzione al Mercurio.
Ma andiamo per gradi!
Ecco alcune citazioni le quali inequivocabilmente attestano essere la realizzazione dell’Opera alchemica un dono di Dio:

Limojon de Sainct Disdier, ‘Il trionfo ermetico’, p.125: “Ma ricordatevi, figli della Scienza, che la conoscenza del nostro Magistero giunge piuttosto per ispirazione del Cielo…”

Basilio Valentino, ‘Cocchio trionfale dell’antimonio’, p.26: “L’alchimia dunque è vero dono di Dio, e niente di più atto dell’alchimia può chiamarsi dono di Dio, quando che essa porti seco ricchezze inesauste, sanità perfetta e inviolata e lunga vita.”

Jean D’Espagnet, ‘Opera arcana della filosofia ermetica’, canone 2: “Il dono di questa scienza è dono di Dio, che Egli elargisce a chi vuole, per grazia. Nessuno dunque si volga allo studio di tale scienza, senza aver prima purificato il cuore e, liberato dal desiderio e dalle cose mondane, essersi votato completamente a Dio.”

Dom AntonioGiuaeppe Pernety, ‘Le favole egizie e greche’, p.16: “L’Arte Ermetica è, dicono i Filosofi, un mistero nascosto a coloro che troppo si fidano nel loro sapere: è un dono di Dio che guarda con occhio benevolo e propizio gli umili che lo temono, e che ripongono in Lui tutta la fiducia, e che come Salomone, invocano questa saggezza che ha alla sua destra la salute e alla sinistra le ricchezze; questa Saggezza che i Filosofi preferiscono su tutti gli onori, ed a tutti i regni di questo mondo, dato ch’essa è l’albero di vita per coloro che la possiedono.’

E’ stato proprio rileggendo questi testi secondo l’invito del ‘Mutus Liber’ – “Ora, Lege, Lege, Lege, Relege, Labora et Invenies” (ossia: Prega, leggi, leggi, leggi, rileggi, lavora e troverai) – che mi sono ritornate in mente alcune affermazione di Roberto Assagioli sull’alchimia. Il contesto è quello della ‘Trasformazione e sublimazione delle energie affettive e sessuali’ (‘Lo sviluppo transpersonale’, p.175) dove si legge che per fortuna esiste un metodo, o via, che conduce alla liberazione, all’appagamento, alla pace. “Tale metodo è noto da lungo tempo e del resto, essendo un metodo buono e ‘naturale’ nel senso più alto della parola, cioè corrispondente alla vera natura dell’uomo e alla via ascendente che egli è destinato a percorrere, esso viene praticato con successo da molti per intuito, senza rendersene ben conto, senza saperlo e volerlo coscientemente, seguendo i dettami e le indicazioni di quella Guida interiore che non manca mai a chi cerchi sinceramente il bene. Quel metodo è alla base dell’alchimia, della vera alchimia, quella spirituale, che si serviva di simboli materiali per esprimere realtà e processi interiori.”(p.177)

Queste poche righe, ad una prima lettura, mi erano parse una banalizzazione del complicato e aggrovigliato, processo della Grande Opera alchemica così come viene comunemente presentato. Loro stessi, gli alchimisti, in realtà dichiarano apertamente di scrivere per non farsi capire, di aver mescolato le carte in quanto a elementi, tappe e processi, di non avere nessuna intenzione di parlar chiaro, e tanto meno secondo logica e razionalità. Eppure ragionamenti, analogie, simboli, vignette, libri muti, racconti e favole abbondano a non finire al punto da non lasciare dubbio alcuno sulla complicazione procedurale dell’Opera anche se ben distinta in tre operazioni principali di cui ci rende edotti lo stesso Assagioli nel proseguo della citazione di cui sopra.

Sembra esserci un contrasto insanabile tra la semplicità della ispirazione divina e della grazia (del dono di Dio) e le complicate descrizioni degli alchimisti anche se il Pernety ci assicura che pur nella diversità di sfaccettature i Filosofi non si contraddicono mai e la loro scienza non procede affatto come quella profana dove ogni nuova teoria invalida la precedente (vedi: ‘La struttura delle rivoluzioni scientifiche’ di Kuhn).

In realtà quel laboratorio sembra molto simile alla tacnica della ‘concentrazione’ così come viene descritta magistratuale in ‘Dall’intelletto all’intuizione’ della Bailey (reperibile gratuitamente nel web): “La parola ‘concentrazione’ proviene dal latino ‘con’ ‘centrare’ e significa ‘riunire o condurre verso un centro o punto focale comune’; indica l’atto di riunire i pensieri e le idee vaganti, e mantenere la mente focalizzata o accentrata, ferma e stabile sull’oggetto dell’attenzione immediata, senza lasciarla vagare o distrarsi. Implica l’eliminazione di ciò che è estraneo o non attinente all’argomento prescelto. Eccone la definizione di Patanjali: ‘Attenzione o concentrazione significa fissare la coscienza percipiente su una zona determinata’”.(p.41) Se si considera poi che la concentrazione è alla base della meditazione (considerata in buona parte una concentrazione prolungata) e della contemplazione (che dovrebbe condurre all’unione col divino) si comprende l’importanza fondamentale di questa certo non agevole fase del percorso spirituale.

L’insistenza del lege, lege, lege, relege non lascia dubbi che si tratti di una vera e propria ‘tecnica meditativa’ che ha bisogno dell’ora (prega) per agevolare il moto mentale ad andare oltre il regno dell’apparenza ed entrare in dimensioni diverse da quella ordinaria nel modo più corretto. E’ tuttavia possibile iniziare e percorrere questo sentiero spontaneamente “essendo un metodo buono e ‘naturale’ nel senso più alto della parola, cioè corrispondente alla vera natura dell’uomo e alla via ascendente che egli è destinato a percorrere” come scrive Assagioli che non a caso mette le virgolette a quel naturale per ricordarci il motto degli alchimisti ‘con la natura, oltre la natura”. Concludo osservando che nella scuola psicosintetica che ho frequentato non mancava certo questo aspetto… anche se ne avevo fatto già esperienza del tutto spontaneamente.

Lavis, 06/12/21

Fernando Potì