Vigilavi, et factus sum sicut passer solitarius in tecto

Le caratteristiche di un uccello solitario sono cinque:
la prima, che vola verso il punto più alto;
la seconda, che non sopporta compagni, neppure simili a lui;
la terza, che mira con il becco ai cieli;
la quarta, che non ha un colore definito;
la quinta, che canta molto dolcemente.

San Juan de la Cruz, Dichos de Luz y Amor

Strano a dirsi questo ‘epitaffio’ appare nella prima pagina de L’isola del tonal di Carlos Castaneda – sottotitolato: un uomo ‘civile’ del XX secolo di fronte al mistero del potere magico. La citazione è tratta da San Giovanni della Croce e più esattamente da Parole di Luce e di Amore come è stato tradotto in italiano. Un incipit a sorpresa che accomuna il mondo della stregoneria del Messico centrale al misticismo cristiano europeo ma anche alla psicosintesi di oggi vista la grande considerazione che il suo fondatore, Roberto Assagioli, aveva del mistico spagnolo.
A dire il vero c’è qualche piccola discordanza con la traduzione che abbiamo trovato nel web, esplicitata con chiarezza nel commento, che tuttavia non inficia il senso ben chiaro del discorso:

Le proprietà del passero solitario sono cinque:
prima: si porta più in alto possibile;
seconda: non sopporta la compagnia di altri uccelli neppure della stessa specie;
terza: tende il becco verso il vento;
quarta: non ha un colore determinato;
quinta: canta soavemente.

L’anima contemplativa deve avere queste cinque proprietà, e cioè deve elevarsi al di sopra delle cose transitorie, non facendo di esse alcun caso come se non esistessero, e deve essere così amica della solitudine e del silenzio da non sopportare compagnia di altra creatura. Deve inoltre tendere il becco al soffio dello Spirito Santo, corrispondendo alle sue ispirazioni, affinché comportandosi in tal modo si renda maggiormente degna della sua compagnia. Non deve avere un colore determinato, non lasciandosi determinare da alcuna cosa, ma solo da ciò che è volontà di Dio; deve infine cantare soavemente nella contemplazione e nell’amore del suo Sposo

Questa citazione ci introduce a pieno nel nostro argomento: la disidentificazione vista nei suoi molteplici aspetti e nel suo procedere. Ci dice senza mezzi termini che senza l’aspirazione ad un ideale più alto non c’è modo di liberarsi dai vincoli che ci imprigionano nel nostro egocentrismo: questo vuol dire volare sempre più in alto o il più alto possibile. Occorre ricordare, tuttavia, che “la verticalità, in psicosintesi, corrisponde alla centralità”.
Dignificazione, distacco, potere personale del guerriero, disidentificazione sono modi sempre imprecisi per indicare quel processo che ci rende liberi dalla schiavitù deformante del sempre uguale, dalla ripetizione maniacale, dalla dimensione binaria dell’esistenza. E’ il nosce te ipsum che Assagioli declina in conosci, possiedi, trasforma te stesso e il cui primo elementare passo, ma non per questo meno importante, è prestare attenzione. Daniele De Paolis scrive che già prestare attenzione ci cambia e cambia le cose che ci stanno attorno; favorisce la nascita dell’osservatore; è un primo embrione di ‘potere personale’ del soggetto. E’ l’immagine del passero solitario che San Giovanni della Croce, come di sua abitudine, ha preso dalle sacre scritture, esattamente dal Salmo davidico 101,9:
Vigilavi, et factus sum sicut passer solitarius in tecto.
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