Per sapere che cosa sia la tal cosa

In un incontro a ingresso libero rivolto alla cittadinanza organizzato dal Servizio salute mentale di Trento mi ha profondamente colpito la testimonianza di una utente che ha sofferto di depressione: era riuscita a ritrovare la speranza di uscirne fuori solo quando aveva partecipato ad un gruppo AMA (Auto Mutuo Aiuto) perché lì si è sentita per la prima volta compresa; aveva incontrato altre persone che avendo vissuto la sua stessa sofferenza erano in grado di comprenderla intimamente. E lì è iniziato il suo percorso di guarigione e di crescita interiore che l’ha portata, tra le altre, a voler testimoniare la sua esperienza volta ora a nuove acquisizioni e piena di speranza.
Nello stesso ciclo di incontri, l’anno scorso, sulla tematica della schizofrenia una giovane donna aveva testimoniato che lei, nel gruppo di incontro, con le “voci” aveva imparato a conviverci e pian pianino erano diventate il suo maestro interiore da cui traeva insegnamenti e guida per la sua vita quotidiana.
D’altronde, io stesso, avendo fatto il volontario in una casa famiglia di auto aiuto, ho avuto a che fare con ‘casi’ conclamati di psicopatologia secondo gli attuali criteri diagnostici (Nicola Lalli, Manuale di psichiatria e psicoterapia, Liguori Editore). Con uno di questi soggetti si è sviluppata un’amicizia e un dialogo da cui è emerso, per quello che ho potuto capire, non solo la conoscenza approfondita e la pratica di una via spirituale ma anche significative esperienze transpersonali passate e in corso.
Questa situazione mi ha richiamato alla mente il caso citato da Assagioli del simpatico vecchietto che aveva incontrato nel manicomio di Ancona il quale “affermava tranquillamente ma ostinatamente… di essere Dio. Intorno a questa sua convinzione egli aveva fabbricato una serie delle più fantastiche idee deliranti; di schiere celesti ai suoi comandi, di grandi cose da lui compiute, etc.”.
Nulla a che fare con il mio amico in quanto a peculiarità dei sintomi, tuttavia Assagioli cita questo ricordo a testimonianza di quanto afferma prima che certamente li coinvolge entrambi e in cui mi ritrovo personalmente in pieno. Nel paragrafo ‘Crisi prodotte dal risveglio spirituale’ (Lo sviluppo transpersonale, p.100) Assagioli scrive:
“L’aprirsi della comunicazione fra la personalità e l’anima, i fiotti di luce, di gioia e di energia che l’accompagnano, producono spesso una mirabile liberazione. I conflitti interni, le sofferenze e i disturbi nervosi e fisici spariscono, spesso con una rapidità sorprendente, confermando così che quei disturbi non erano dovuti a cause materiali, ma erano la diretta conseguenza del travaglio psico-spirituale. In questi casi il risveglio spirituale costituisce una vera e propria cura.
Ma il risveglio non si svolge sempre in modo così semplice ed armonico, bensì può essere a sua volta causa di complicazioni, disturbi e squilibri. Questo avviene in coloro la cui mente non è ben salda, o nei quali le emozioni sono esuberanti e non dominate, oppure il sistema nervoso troppo sensibile e delicato, o ancora quando l’afflusso di energia spirituale è travolgente per la sua subitaneità e violenza.
Quando la mente è troppo debole e impreparata a sopportare la luce spirituale, oppure quando vi è tendenza alla presunzione e all’egocentrismo, l’evento interiore può venire mal interpretato. Avviene, per così dire, una ‘confusione di piani’: la distinzione fra assoluto e relativo, fra spirito e personalità non è riconosciuta, e allora la forza spirituale può produrre una esaltazione, una ‘gonfiatura’ dell’io personale”.
Commentando il caso del simpatico vecchietto che credeva di essere Dio Assagioli scrive che secondo il punto di vista medico ordinario, in base alla sintomatologia, “il nostro malato verrebbe considerato come un semplice caso di delirio di grandezza, una forma paranoide”. Etichette – aggiunge Assagioli -puramente descrittive o di classificazione clinica che nulla ci dicono sulla vera natura e sulle cause di questi disturbi. Il nostro autore si chiede infine se non sia il caso di ricercare una interpretazione più profonda delle idee di quel malato.
Domanda rimasta in gran parte inevasa pur in presenza di progressi di rilievo della salute mentale in generale accennati in precedenza. Il rapporto salute mentale verso spiritualità rimane off-limits per la psichiatria e la psicoterapia moderna pur in presenza di un sempre maggior numero di persone – come preconizzato da Assagioli – che soffrono per cause ad essa riconducibili.
Una delle cause che impediscono una disamina serena e profonda di questa problematica risiede in una oggettiva difficoltà di scienziati e operatori: “PER SAPERE CHE COSA SIA LA TAL COSA, O AMICI CARISSIMI, BISOGNA DIVENTARE LA COSA STESSA.”(Giuliano Kremmerz, La scienza dei Magi, Vol. II, p.52) Assioma ermetico e magico che tradotto in termini di psicologia moderna vuol dire che non si può avere scienza e coscienza di un fatto psicologico senza viverlo personalmente. Soprattutto non si può avere consapevolezza della sua ‘portata’ in termini di carico esistenziale.
Chi c’è passato invece lo sa e ne conserva la traccia indelebile nella sua anima. Traccia che può consentirgli di comunicare sullo stesso piano con chi ne soffre ancora in una complicità che è già ristoro, recupero di una dimensione comunicativa che affranca dall’esclusione dello stigma e dalla ritrosia di chi si crede ‘a norma’.
Senza un percorso di crescita interiore fatto di “accettazione e amore” da cui consegue un equilibrio interiore sempre più stabile e armonioso, è inutile sperare che si possa divenire consapevoli di stati di coscienza più ampi e più vicini alla Realtà. Perché solo allora cominceremo a vedere la realtà che ci circonda con altri occhi. Assagioli scrive che “ciò che della vita moderna vediamo ordinariamente è solamente la facciata; ma dietro di essa vi è la vita delle anime in travaglio, dietro al tumulto e alle lotte esteriori i taciti cozzi e gli aspri conflitti delle forze psichiche e spirituali. Dietro le maschere dipinte che si dimenano al suono di alcune musiche di oggi, dietro agli uomini in abito da sera che tracannano alcolici, dietro coloro che puntano nelle sale da gioco e che si degradano con la droga, chi può dire quante anime tormentate tentano così di sfuggire all’inseguimento del veltro celeste?
E nelle cliniche e nei manicomi, dietro alle figure immobili per accasciamento, mute per disperazione, o urlanti selvaggiamente la loro pena insostenibile, chi può dire quanti, incompresi e ignoranti, stanno attraversando delle terribili prove di dissolvimento interiore, di notte oscura spirituale?
Quanti errori funesti, quanti dolorosi e non necessari conflitti e complicazioni si potrebbero evitare, se queste anime si comprendessero e venissero comprese? Perciò il parlare ai nostri giorni di crisi spirituali, lungi dall’essere cosa fuori dal tempo, trattazione accademica, sterile curiosità, corrisponde a un bisogno urgente, e costituisce un chiaro dovere per chi ne abbia, seppur piccola, esperienza o conoscenza.”(p.95)
Wilber, per districarci in questo mare immenso della salute mentale e delle sue patologie, ha elaborato uno ‘spettro della coscienza’ dove ad ogni livello corrisponde una precisa terapia. Quello più alto rimane però appannaggio delle tradizioni spirituali, esoteriche e magiche. Ma quanti sono in grado di penetrare nei piani alti per esperienza vissuta e non per semplice acquisizione mentale?
Molto pochi ci risponde Assagioli e questi pochi non sono tali per acquisizione accademica della professione. Essi affiancano alla preparazione professionale l’esperienza del pellegrino dello spirito. Egli afferma infatti che “per curare in modo efficace e soddisfacente i disturbi nervosi e psichici che accompagnano lo sviluppo spirituale, occorre una duplice serie di conoscenze e di pratica: quella del medico esperto di malattie nervose e di psicoterapia, e quella del serio studioso o del pellegrino sulle vie dello Spirito.
Questa duplice competenza si trova attualmente di rado associata; ma dato il rapido crescere del numero delle persone bisognose di simili cure, tutti coloro che siano in grado di farlo dovrebbero accingersi risolutamente a prepararsi per quell’opera di bene.”(p.110)
Lavis, 10 novembre 2019
Fernando Potì