Il magnetismo dell’androgino

Coltivare patate e cetriolini è buona cosa ma coltivare idee e sentimenti è ancora meglio, più ostici sono impulsi e desideri ma anche loro in qualche modo sono addomesticabili. In questo la psicosintesi di Assagioli è molto utile. L’androgino alchemico addolcendo la personalità agevola notevolmente questo processo. Nel capitolo “L’archetipo in agguato” Elemire Zolla scrive: “L’archetipo dell’androgino si aggira per le terre. Gli uomini toccati dalla sua ombra, si addolciscono e allentano la presa sui loro rudi e contratti ruoli e convincimenti maschili. Le donne si risvegliano a nuovi spazi, nitidi e glaciali, a piani di precisa coordinazione in cui cominciano a tracciare con calma il loro cammino.”

Il suo magnetismo, sino ad ora scambiato per un tentativo di movimento, è visibile nel disegno nelle onde che contornano il corpo a partire dalla testa ma sono ben visibili anche sul petto e sul ventre. La sua lancia dorata è invece meno tranquillizzante perché è la dirittura morale o, meglio ancora, etica nel comportamento, quello che Castaneda preferiva chiamare agire impeccabile del guerriero, che gli altri due personaggi non sembrano inclini a seguire. La loro è invece una passività inerte, abbandonica, pigra e macilenta espressa con depressione dal pescatore e rabbia mista a paura dal bambino. La loro azione combinata si contrappone alla vitalità intrinseca dell’androgino la determinazione del quale sembra incrollabile.

Riportare alla mente le potenzialità dell’androgino, vissute in passato e ora studiate e sottoposte all’attenzione, vuol dire che il pescatore si sta muovendo in suo favore e pertanto è ora in grado di staccarsi dalla depressione per assumere un ruolo decisivo nel suo sdoganamento (circa un settenario separa il disegno da questo scritto). Questo addolcimento della personalità/pescatore è chiaramente espresso in un mio articoletto apparso su “Liberalamente”, mensile legato al Servizio Salute Mentale di Trento nel mese scorso (maggio 2023) che riporto di seguito.

“L’orto delle meraviglie…

Il terzo giorno Dio comandò : “La terra faccia germogliare la verdura, le graminacee produttrici di semenza e gli alberi da frutto… E così avvenne!”

Pensavo anch’io di farla breve nell’orto della Casa dell’Auto Aiuto che mi ero impegnato a coltivare da volontario principiante. E invece, forse perché discendente di Adamo, quanta fatica e quanto sudore in confronto agli scarsi risultati iniziali. Per non parlare della fatica sprecata, mia e di qualche aiutante ospite della casa, a voler seminare, per fare un esempio, rapanelli con luna crescente e in terreno pietroso col risultato di lunghe foglie e radichette contorte.

Dio, certo, nella sua creazione la sapeva lunga e aveva dotato la Natura di leggi, ritmo e armonia che a non riconoscerle non si ottiene nulla. Lavorare sì, ma intelligente – mi sono detto – imitando la natura, assecondandola e rispettandola. Allora i risultati non si lasciano attendere.

È questa la prima lezione che ho appreso personalmente chiedendo spesso consiglio a chi più esperto di me poteva mostrare orgogliosamente il suo orto pieno dei meravigliosi doni della Terra.

E c’è tanto da apprendere sulla Natura e nella Natura che noi stessi siamo nonché sui suoi prodotti perché come crescono le melanzane (l’anno scorso è andata alla grande) e cresce il nostro corpo con istinti e desideri, ad altro livello, crescono sentimenti e idee ciascuno/a secondo la sua specie. E se non si è solerti a badare alla loro cura questi istinti e desideri, sentimenti e idee ne soffriranno…

Vigiliamo sul nostro orto esterno e interno per evitare che deperisca lasciandoci senza i buoni frutti della Terra e senza il soddisfacimento dei nostri bisogni umani più elevati (leggi scala di Maslow) che la cultura sana della nostra società può garantirci.”

Anche l’ometto dietro la finestra sembra comunque giunto al capolinea. Ha rifiutato di tutto, non ha mai legato con nessuno, è isolato da tutto e da tutti… il scopo difensivo è realizzato. Ora il pescatore/ortolano con l’aiuto dell’androgino accetta solitudine ed effetti connessi senza batter ciglio e il deserto crescendo è diventato una distesa da cui non si scorge altro. Per di più il tempo non risparmia periodicamente le sue tempeste di sabbia e gli assolati giorni umidicci! L’ometto ha esternato se stesso pur rimanendo nell’ombra. Ora il suo problema è morire nell’isolamento trascinando con se tutti quanti o collaborare aprendosi a nuove esperienze.

L’esperienza insegna non per quello che fai ma per come lo fai. L’orto delle meraviglie non regge all’urto con la realtà dove inesperienza (mancanza di scuola e maestro) e intemperie non perdonano. I rapanelli nell’ultima semina sono andati in fiore per eccesso di pioggia proprio appena raccolti i primi frutti buoni: ha piovuto ininterrottamente per una settimana quando tutti si lamentavano per la siccità (oggi al mercato contadino non c’era un rapanello).

Se c’è magnetismo ci sono anche due poli che l’esperienza insegna ad identificare. Il loro raccordo induce magnetismo autoguaritivo ed esportabile a beneficio del tu, ma può anche essere usato contra omnes… è la linea di demarcazione che divide la magia bianca da quella nera e si esprime in fenomeni di attrazione o di repulsione come insegnano i manuali di elettrotecnica. A questo livello non è male disporre di un toccasana che umanamente parlando collabora a ritrovare salute e serenità che ovviamente non può prescindere dall’equilibrio personale.

Lavis, 03/06/2023

Fernando Potì