Interpretazione esoterica dell’inventario delle immagini con la Tecnica del modello ideale

Ricevo da chi ha sperimentato la Tecnica del modello ideale esposta in un precedente articolo queste ulteriori riflessioni di impronta esoterica che volentieri pubblico.
“Sin da piccolo hai avuto un’anima compatta ed illuminata dal Sé nella sua dimensione più sottile. La foca monaca attesta una vivacità sorprendente che si ritrova in una precedente sub – la prima – del bambino corridore solitario e successivamente, come sintesi parziale, in Mowgli (Cristo si stacca dalla croce salta in terra e diventa il personaggio di Rudyard Kipling).
Spostandosi verso l’alto dall’Io Ideale all’Ideale dell’Io ritroviamo lo stesso tema molto più variegato: un’anima più matura, che integra gli aspetti passionali e si lascia tranquillamente lavorare dal Sé (forse un po troppo). L’asse verticale della tetralogia dell’Io, quello del volere, è sotto il segno del sole.
Sul piano orizzontale dominano la scena uno strano guerriero che viene da esperienze violente ma che se n’è distaccato fungendo ora da vigile custode di una realtà esperienziale in lento movimento. E’ questo il Super Io che da censore scontroso si mette al servizio dell’Io. Dall’altra risalta, nell’Io Idealizzato, la figura di Merlino a testimonianza di esperienze alchemiche vissute ma che sono state messe in sonno perché la gestione dei poteri che ne sono conseguiti non è stata armonica. Si tratta di una dimensione molto prossima alla coscienza tant’è che pervade il quotidiano. Guerriero e Merlino si collocano sull’asse orizzontale della tetralogia dell’Io quello del dovere e sono sotto il segno della luna.
Restano due immagini che investono la sfera relazionale. “Come mi vorrebbero gli altri” denuncia un atteggiamento inconscio cinico nei confronti della dimensione sociale che se può avere una sua ragion d’essere – il Kremmerz scriveva pressappoco che se hai avuto modo di vedere la laidezza della vita umana non dire di non aver avuto un attimo di Luce – dall’altra è un grande ostacolo soggettivo per un ulteriore progresso spirituale. L’altra immagine “Quello che gli altri credono che io sia” non è da meno perché pur palesando una necessaria difesa è al tempo stesso – se presa troppo sul serio – un ulteriore ostacolo all’instaurazione di relazioni benevole (votate al bene o esplicanti buona volontà).
Il centro è l’essere o meglio l’immagine dell’essere. Un controsenso filosofico ma niente affatto psicologico in cui domina lo splendore pervasivo del Sé in una scena di vita quotidiana ma con alcune varianti. Innanzitutto c’è Elia che si leva in volo col suo carro di fuoco, e, in secondo luogo, c’è un lucertolone rosso a simboleggiare il vecchio drago, o guardiano della soglia, che se ne sta tranquillo in segno del fatto che è stato domato.
I pescatori, infine, a debita distanza per non disturbarsi, sono due a testimonianza che non c’è possibilità di realizzazione spirituale se non rappacificandosi con la società ma che è anche necessario mantenere la compattezza personale conquistata con il processo di individuazione.”
Finito di scrivere il 19 giugno 2018
Fernando Potì