Breve riflessione su William James e psicosintesi


Leggendo ‘Le varie forme dell’esperienza religiosa’ di William James mi sembra di comprendere meglio nel suo ‘non detto’ la psicosintesi di Roberto Assagioli che non a caso lo cita tra i ‘fondamenti’ del suo lavoro sulla volontà e ne riprende non pochi spunti.
Mi aveva solleticato a livello mentale quel suo ‘empirismo radicale’ in cui speravo di poter trovare una giustificazione metodologica al traballante modo di procedere nel mio ‘pellegrinaggio’, ma le mie fragili conoscenze filosofiche e la sempre più debole attrazione dello studio teorico mi avevano consigliato di desistere. Sono venuto comunque a capo dell’argomento dedicandomi alla lettura de ‘Le varie forme dell’esperienza religiosa’ dove si trova esplicitato in modo concreto ed esperienziale quel metodo che Assagioli preferiva chiamare sinteticamente ‘fenomenologico’.
Lettura corroborante e idealizzante per me: si sente che dietro le chiacchiere c’è la viva esperienza che non parla invano o per vanità e che sa scegliere ciò che vale quando si riportano altrui vissuti o vani pensieri. Ma anche idealizzante – del tipo consigliato da Assagioli per stimolare inizialmente la volontà (vedi: ‘L’atto di volontà’) oltre che integrante di un comportamento che cerca ‘fuori’ da ogni scuola la ‘sua’ via.
Il testo ha svolto tutte queste funzioni in contemporanea con un pieno riconoscimento di ciò che in pratica è divenuto il mio metodo di ricerca e, a mio parere, di ciò che si avvia ad assere la via di una nuova spiritualità fondata sulla ‘esperienza personale’ su cui è incentrata tutta la dissertazione. Individualità e universalità trovano qui la loro sintesi creativa purificate da sclerotiche visioni intellettualizzanti, contrasti abbaglianti e certezze invalidanti…
“I sistemi garantiti sono sempre stati l’idolo delle anime ambiziose. Onnicomprensivi, eppure semplici; nobili, nitidi, luminosi, stabili, rigorosi, veri: quale rifugio ideale migliore di un tale sistema vi potrebbe essere per spiriti vessati dall’accidentalità e dalla torbidezza del mondo delle cose sensibili? Di conseguenza, nelle scuole teologiche moderne quasi quanto in quelle del passato, troviamo che vi è un diffuso disdegno per la verità semplicemente possibile o probabile, e per i risultati che solamente la certezza individuale può afferrare. Scolastici e idealisti esprimono entrambi lo stesso disdegno.”(p.374)
N.B: Per chi sa leggere l’inglese il testo è reperibile gratuitamente su internet

Una risposta a “Breve riflessione su William James e psicosintesi”

  1. Lo stesso principio può applicarsi alla Psicosintesi e allo stesso pragmatismo. In ogni caso se ci fanno passare dalla semplice credenza alla fede (intesa come cura di sé e testimonianza, non aliena dalla ragione, del proprio vissuto) vanno comunque bene
    (così come quelli menzionati nel passo citato).

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